Numerosi studi evidenziano che vi è un’associazione diretta tra l’insorgenza di lesioni da decubito e lo stato di malnutrizione.La letteratura scientifica è costante sull’evidenza che le persone con lesioni da pressione hanno ridotti livelli di albumina ed emoglobina. Queste due condizioni morbose associate producono una scarsa ossigenazione dei tessuti e una riduzione della capacità degli stessi di rigenerarsi,questa situazione fa si che le piaghe da decubito siano difficili da curare e richiedano molto tempo e siano anche la prima causa di morte per setticemia nelle persone che ne sono ammalate.
Lo scopo della valutazione e della gestione nutrizionale è quello di garantire che la dieta del paziente affetto da lesioni da decubito contenga l’apporto calorico appropriato e bilanciato in modo adeguato sotto l’aspetto calorico-proteico e vitaminico.
È ampiamente documentato che il calo ponderale significativo,la disidratazione, la riduzione dell’appetito,la malnutrizione calorico-proteica e la compromissione della capacità di alimentarsi in modo autonomo sono associati ad una maggiore incidenza di lesioni da pressione e ritardo nella guarigione delle stesse. In buona sostanza questa condizione nutrizionale aumenta il rischio di insorgenza di questa grave malattia e ne dilata i tempi di guarigione
La nutrizione subottimale, infatti, interferisce con la funzione del sistema immunitario e la sintesi del collagene. Le ferite croniche sono caratterizzate da una risposta infiammatoria prolungata, bassi livelli di fattori di crescita e alta contaminazione da microrganismi; si può andare incontro ad uno stato catabolico e quindi ad una situazione di ipermetabolismo, dove il corpo consuma rapidamente le calorie, prima attingendo dalle riserve di glicogeno esistenti e in seguito dalle riserve di proteine per tenere il passo con i fabbisogni energetici del corpo. L’interleuchina (IL) 1, 6 e le citochine proinfiammatorie causano un’alterata produzione di albumina, diminuiscono la conservazione dell’azoto, il deperimento muscolare e l’anoressia.
Anche la disidratazione è un fattore di rischio per la perdita di integrità cutanea e per la guarigione delle ferite in quanto una cute secca è molto più fragile e più soggetta a lacerazioni.
Per questo motivo è fondamentale monitorare e ottimizzare la gestione degli introiti calorici e dei nutrienti, partendo in primis da una valutazione dello stato nutrizionale, che prevede la raccolta (e successiva esaminazione) dei seguenti dati: età, sesso, terapia farmacologica, comorbilità, livello funzionale, livello cognitivo, misure antropometriche (peso, altezza, BMI, peso abituale, perdita di peso recente, circonferenza braccio, circonferenza polpaccio), esami ematochimici e strumentali (globuli bianchi, globuli rossi, Hb, Ht, linfociti, proteine totali, albumina, transferrina, glicemia, colesterolo totale, HDL e LDL, trigliceridi, creatinina, urea, GOT,GPT, VES e pressione arteriosa). Successivamente viene fatta la stima dell’intake calorico e proteico e dell’assunzione dei liquidi, che sarà paragonata alla stima dei fabbisogni minimi degli stessi, in modo che si possa attuare una integrazione, laddove sussista una carenza.
Quindi, se si sospetta un deficit nutrizionale e/o disidratazione, vanno eseguiti degli esami del sangue e si rende necessaria la consulenza di un Dietista, al fine di indagare i fattori che compromettono l’apporto dietetico, in modo da pianificare e implementare un supporto nutrizionale personalizzato, adeguato alle richieste energetiche e in nutrienti (anche attraverso pasti fortificati e supplementazioni nutrizionali orali ed eventuale gestione della nutrizione enterale).
Alcune case farmaceutiche producono degli integratori nutrizionali specifici per pazienti affetti da lesioni cutanee.Un recente studio ha dimostrato che l’integrazione nutrizionale è efficace anche nei soggetti a rischio come prevenzione delle ulcere cutanee.
Francesco Paoli – Dott.ssa Laura Maccioni