La ferita chirurgica è una lesione cutanea acuta prodotta nel corso di qualsiasi intervento chirurgico e può riguardare qualsiasi distretto corporeo.
Ovviamente in questo documento mi limiterò volutamente a nozioni di ordine generale per motivi di spazio non mi soffermerò sui tutti i possibili accessi chirurgici.
La sintomatologia tipica della ferita chirurgica è caratterizzata sensazione di prurito, bruciore, intorpidimento e alterazioni della sensibilità cutanea dovuta al danno subito dai tessuti e dai nervi che si trovano in quel distretto cutaneo. Il dolore che è invece legato all’intervento non deve essere “sopportato” ma deve essere controllato con farmaci prescritti dal medico anestesista. possono essere presenti.
Le ferite chirurgiche normalmente guariscono per “prima intenzione” che significa che i margini della lesione avvicinati mediante punti di sutura o graffe (che successivamente saranno rimossi) si “saldano” senza ulteriori esiti.
Nel caso una riapertura spontanea della ferita chirurgica (chiamata “deiscenza”) si avrà una guarigione per “seconda intenzione”, nel senso che la ferita diventerà cronica e guarirà lentamente dal fondo verso la superficie e dai lati verso il centro. Questo processo riparativo può richiedere anche qualche mese.
Una volta che il paziente viene dimesso dopo l’intervento chirurgico, la ferita deve essere gestita da personale qualificato, sia esso il Medico Curante o l’Infermiere di fiducia. Una gestione effettuata da mani esperte serve a far si che, durante i vari controlli della ferita, che di norma si effettuano ogni tre giorni, si possano evidenziare iniziali o potenziali complicanze che, se mal valutate, posso portare all’infezione della ferita stessa e di conseguenza alla complicanza più temuta cioè la deiscenza.
La ferita deve essere detersa con soluzione salina sterile e poi disinfettata e ricoperta con una medicazione appropriata. Fatte salve controindicazioni specifiche, di solito dopo quattro o cinque giorni si può fare la doccia con un sapone antisettico, asciugando la ferita con un asciugamano dedicato. Per quanto riguarda il bagno a immersione è bene aspettare tre o quattro settimane dopo l’intervento.
Se la ferita è sulla zona addominale è bene evitare cibi e bevande che fermentano nell’intestino e fanno distendere l’addome mettendo in tensione la ferita. Per gli altri distretti corporei è necessario il riposo della parte operata.
Il paziente deve osservare che la medicazione non si impregni di sangue o di essudato giallo o ancor peggio giallo verdastro. In tal caso bisogna contattare il sanitario di fiducia, poiché questo è un indice di probabile infezione.
La rimozione dei punti di sutura viene normalmente effettuata dopo due settimane dall’intervento dal medico curante o dall’infermiere di fiducia.
Non è necessario applicare sulle ferite creme per favorire l’elasticità cutanea o per prevenire una cicatrizzazione ipertrofica (chiamata “cheloide”) dato che a tutt’oggi esse non hanno una comprovata evidenza scientifica.
Purtroppo non è infrequente che le ferite si complichino a seguito di ematomi sottocutanei, infezioni del sito chirurgico e deiscenze (che si verificano in circa il 2% degli operati).
Questa complicanza della ferita chirurgica ha molti fattori di rischio tra cui l’età, l’obesità, il diabete, la malnutrizione, le malattie oncologiche il fumo e anche una cattiva gestione della ferita e delle medicazioni. L’infezione della ferita e/o la deiscenza sono patologie serie non scevre da complicanze anche fatali. Certamente comprenderete come mai la gestione delle ferite deve essere affidata a personale esperto e qualificato in materia. A puro titolo informativo il trattamento della deiscenza è assai complesso e prevede la detenzione della ferita chirurgica, l’applicazione della Terapia a Pressione Negativa (V.A.C.) e la correzione dei fattori di rischio.
Francesco Paoli esegue interventi infermieristici generici e specializzati presso gli ambulatori ed a domicilio nelle zone di Valdinievple, Pistoia e Lucca.